I quartieri spagnoli.
Vi siete mai chiesti come mai questa zona della città non si chiami “quartiere spagnolo” al singolare? Tutti gli altri quartieri della città sono al singolare, questo invece al plurale. Perché? Semplicemente perché quartieri spagnoli sta per acquartieramenti spagnoli.
La grande arteria di via Toledo fu realizzata a inizio ‘500 dal viceré spagnolo Don Pedro di Toledo, che governò Napoli per più di vent’anni. Via Toledo prende il suo nome proprio da questo viceré che decise di collegare il lungomare di Napoli con il centro storico attraverso questa grande artieria a lato della quale furono eretti gli acquartieramenti dei soldati spagnoli. Una fitta serie di strutture quadrangolari ospitava i soldati e dava vita a un reticolo stradale regolarissimo che oggi costituisce i quartieri spagnoli.
Don Pedro avrebbe voluto veder sorgere ai lati di via Toledo tutta una serie di palazzi nobiliari ma, considerando la presenza dei soldati da un lato e di un ospedale con tanto di carcere dall’altro, non ci stupisce che il progetto tardò a decollare. Dobbiamo, infatti attendere il ‘600 per veder sorgere i primi palazzi del calibro di Palazzo Zevallos, sede di una splendida quadreria che ospita l’ultimo Caravaggio.
Questa zona della città è diventata col tempo sempre più viva e ricca entre i quartieri spagnoli, che sorgono a lato di via Toledo, offrono uno spettacolo completamente diverso. Se camminate lungo via Toledo vi sentite ancora nel pieno della Napoli turistica ma basta inoltrarsi in uno dei vicoletti laterali per trovarsi improvvisamente catapultati in una Napoli più verace.
L’ultimo Caravaggio – Palazzo Zevallos
Un quartiere malfamato?
I quartieri spagnoli che, come avete potuto leggere, possono vantare una storia secolare, sono evitati da molti perché considerati un luogo malfamato. Effettivamente per molto tempo quest’area della città non poteva dirsi sicura ma ormai possiamo abbandonare questo clichè per cercare di scoprire uno dei luoghi più spettacolari della città.
La voglia di riscatto di molti, anche se ahimè non di tutti, gli abitanti dei quartieri, ha portato alla nascita di attività commerciali, B&B e ristoranti. Ora i quartieri vengono visitati da moltissimi turisti in cerca di una Napoli verace, una Napoli che spesso è difficile trovare nel caotico e turistico centro storico. Qui si possono osservare ancora i cosiddetti “vasci”, i bassi, quelle case costruite a livello strada che sicuramente avrete visto in moltissimi film e con essi una miriade di panni stesi al sole, una delle caratteristiche più belle della città. Ad alcuni i vestiti stesi al sole, mutande incluse, danno un senso di degrado ma in realtà dovrebbero ricordarvi semplicemente che a Napoli splende sole in abbondanza, un sole che scalda e asciuga vestiti e ossa.
Insomma i quartieri spagnoli hanno tanto da offrire a un visitatore in cerca di qualcosa di diverso. Certo il traffico tra i vicoli non rende la passeggiata molto agevole ma non per questo si deve desistere da questa visita.
I quartieri spagnoli e la street art
Ormai la street art è diventata oltre che una forma di arte vera e propria un mezzo per la riqualificazione del territorio. Decorare i muri di quartieri disagiati per ridare dignità alle persone sembra un assurdo ma non lo è. Un muro colorato, decorato è sicuramente più stimolante di una parete diroccata. Inoltre un muro con un bel murales può attirare turisti e appassionati più di un muro che cade a pezzi. Insomma si realizza il murales, la gente per vederlo si inerpica nei quartieri spagnoli, vi passeggia e scopre che non sono poi così male, anzi.
I murales possono anche ottenere un altro effetto e cioè risvegliare le coscienze di chi vive in un determinato luogo. Girare per il quartiere in cui si è nati e trovarsi improvvisamente di fronte una donna rappresentata su un altissimo muro può spingere l’osservatore a chiesersi chi sarà mai quella donna. E’ così che nei quartieri molti hanno scoperto la storia della pudicizia e di conseguenza anche della cappella di Sansevero, del cristo velato, di Raimondo De Sangro e della massoneria napoletana. Insomma un murales può generare una reazione a catena spettacolare che innesca una spirale di cultura non indifferente.
Un semplice disegno su un muro, come avete visto, ha un potenziale illimitato.
Visite guidate ai quartieri spagnoli. Info
La pudicizia, Ipazia, Totò e tanti altri.
Ma chi sono i protagonisti di questi murales? Molte donne ma anche tanti uomini. Scienziati, attori, sportivi e gente del popolo. Una delle figure più spettacolari è sicuramente la Pudicizia. Si tratta di una donna velata rappresentata sulla facciata di un palazzo molto alto. La Pudicizia non è altro che un murales ispirato all’omonima statua di cappella Sansevero. Ricorda la madre del principe di Sansevero, Raimondo de Sangro, proprietario del Cristo Velato.
Poi c’è Ipazia, la famosa scienziata greca lapidata dai cristiani per le sue idee, una donna di quelle che possono diventare una vera e propria fonte di ispirazione. Non poteva manca Maradona e con lui altri personaggi della Napoli dei giorni nostri come Totò, Troisi, Pino Daniele e tanti altri.
Un murales può avere un impatto violentissimo su chi lo osserva. Si tratta di un’arma così potete di comunicazione che a volte c’è chi sente l’esigenza di distruggere queste opere d’arte, come è accaduto nel caso del murales della Tarantina. Questo murales rappresentava uno dei femminielli di Napoli ed era stato realizzato allo scopo di mandare un messaggio contro l’omofobia che ha spaventato così tanto alcune persone da spingerle a vandalizzare l’opera. Che senso avrebbe avuto farlo se si fosse trattato di un qualcosa di innoquo? E invece no, i murales non sono innoqui. Sono potenti, diretti, chiari e colorati. Possono là dove spesso anche le parole falliscono.