Perché Antonio Canova a Napoli
Canova a Napoli, un veneto al sud. Antonio Canova è nato a Possagno, in Veneto, nel 1757 ed è stato il più grande artista del periodo neoclassico in assoluto. Nessuno come lui ha ottenuto un così vasto successo in vita e nessuno come lui può vantare tanti committenti di lustro. Canova lavorò per Napoleone, per lo Zar, per Gioacchino Murat e per Ferdinando I delle due Sicilie. La persona che però gli commissionò più opere fu una donna, la moglie di Napoleone, Giuseppina de Beauharnais.
La mostra Canova e l’Antico, che sarà al Museo Archeologico di Napoli dal 29 marzo al 30 giugno del 2019, non poteva essere allestita in nessun altro luogo. Qui, infatti, sono conservate molte delle opere che a suo tempo ispirarono l’artista. L’Ercole Farnese, Neottolemo e Astianatte, le tre grazie e tante altre opere.
La mostra conta più di 100 pezzi tra marmi, gessi e tempere. I marmi sono spettacolari ma anche i gessi sono importanti perché ci aiutano a capire come lavorava Antonio Canova.
Un processo metodico
Canova seguiva una procedura ben precisa in parte visibile in un disegno, esposto alla mostra, che rappresenta il suo studio. Si cominciava con un bozzetto su carta sul quale venivano riportati degli appunti. Molti bozzetti sono arrivati al museo dalla gipsoteca di Possagno e dal museo di Bassano del Grappa. Dagli appunti si passa a un modellino in creta e poi a un modello a grandezza naturale dello stesso materiale. Poi veniva realizzato il modello in gesso e infine il marmo.
Il marmo veniva sbozzato dagli aiutanti di Canova ma l’ultima mano doveva darla lui. Era lui a realizzare quei dettagli che rendono uniche le sue statue. Lui a passare sulle statue una cera mista ad altre sostanze, come ad esempio lo zolfo, per dare una colorazione particolare alla pelle. Era lui a dare vita al marmo insomma.
Osannato in vita, qualche decina di anni dopo la morte, con l’avvento del romanticismo, Canova fu uno degli artisti più criticato. Fu definito uno sterile accademico, un artista che ha dato vita a delle statue prive di vita, uno che si limitava a imitare gli antichi. Ma era davvero così?
Canova e l’Antico
Canova, a differenza di molti altri artisti neoclassici, si è sempre rifiutato di copiare le statue antiche. Lui non voleva imitare i grandi artisti dell’antichità ma essere come loro. C’è chi lo ha definito un novello Fidia ed è una definizione perfetta. Canova cerca di entrare nella testa degli artisti di un tempo e lavorare come loro. Studia i miti, se li fa anche leggere mentre lavora, e ne sceglie alcuni anche poco comuni per le sue opere.
Canova dunque si immedesima in Fidia, Prassitele e compagni e cerca di agire e pensare come loro. Il confronto con originali antichi è d’obbligo ma solo per permetterci di capire come quel mondo lo ispirò. A Napoli Canova incontra ancora una volta l’antico, infatti, nel 1780 era stato qui per un mese e aveva visitato anche Pompei ed Ercolano.
Per comprendere la mostra c’è bisogno però di qualcuno che vi accompagni e vi aiuti a notare i dettagli, a carpire i segreti di ogni scultura e i retroscena della loro realizzazione. Una visita guidata è dunque d’obbligo per godere appieno di questo spettacolare evento.
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