L’eternità.
In una delle sale dedicate alla mostra “Pompei e Santorini” alle Scuderie del Quirinale a Roma, campeggia una scritta in francese che dice Elle est retrouvée. Quoi? L’Eternité (cit. A. Rimbaud 1872).
Effettivamente Pompei e Santorini sono l’emblema dell’eternità. Due luoghi così simili eppure così diversi. In realtà il confronto dovrebbe essere tra Akrotiri, la città rinvenuta presso l’isola si Santorini, in greco Thera, ma molti non conoscono Akrotiri e così meglio parlare della nota isola anziché di una delle sue città.
Mentre a Pompei gli scavi sono cominciati nel XVIII secolo ad Akrotiri bisogna attendere il 1967 per degli scavi sistematici. Akrotiri però è più antica di Pompei, che è nata intorno al VI secolo a.C. ed è stata distrutta nel 79 d.C. Akrotiri, infatti, mostra evidenze che risalgono al V millennio a. C. mentre è stata distrutta nel XVII secolo a.C.
Due realtà molto diverse eppure molto simili.
Similitudini e differenze
Come dicevamo, siamo di fronte a due città la cui storia si svolge in due momenti molto diversi eppure sono tante gli elementi in comune.
La prima differenza palese è che Akrotiri si trova su un’isola mentre Pompei sulla terraferma, il che ha comportato due situazioni alquanto diverse al momento della fatale eruzione.
Mentre l’eruzione del Vesuvio è caratterizzata dalla fuoriuscita di una colonna di lava alta 32 km che poi è caduta su Pompei prima sotto forma di pomici e poi di surges (ondate di aria bollente a una temperatura di circa 300°C), il vulcano che si trova sull’isola di Santorini, essendo più vicino al mare, si è comportato in maniera un pò diversa.
Abbiamo comunque un’eruzione di tipo esplosiva che ha generato una colonna di lava, in questo caso alta 35/36 km, ma abbiamo anche l’impatto col mare. L’acqua salata, infatti, durante la seconda e la terza fase dell’eruzione, è entrata nel cratere generando fuoriuscita di materiale fluido bollendo. Durante la fase finale dell’eruzione parte della montagna è finita sommersa per cui ora parte della caldera è sott’acqua.
Anche la questione datazione è un problema in entrambi i casi. Nel caso di Pompei si conosce con certezza l’anno ma si è discusso a lungo sulla stagione: 24 agosto o 24 ottobre? I più ormai propendono per la seconda per tutta una serie di dettagli.
Per quanto riguarda Santorini, sappiamo che l’eruzione avvenne in primavera perché i contenitori usati per conservare le derrate alimentari erano quasi vuoti e quindi la raccolta non era ancora avvenuta. Il problema in questo caso è l’anno. Sulla base delle terracotte era stata proposta una datazione che faceva risalire l’evento catastrofico alla metà del XVI secolo a.C. Grazie al Carbonio 14 e alla dendrocronologia, quindi allo studio degli alberi, gli studiosi hanno modificato la datazione: 1613/14 a.C.
Siamo comunque di fronte a due città spettacolari, molto avanzate e organizzate. Ad Akrotiri si trovano edifici su più livelli e un sistema fognario degno di quello rinvenuto a Ercolano. Case decorate con affreschi che ci permettono di capire che siamo di fronte a una società organizzata e ben strutturata. Una società in grado di produrre tanto da poter immagazzinare le merci e venderle.
Le vittime
Pompei e Santorini sono diverse soprattutto per la questione vittime.
Terremoti di media e grande intensità hanno preceduto entrambe le eruzioni. A Pompei si può ricordare quello del 62 d.C. Nella casa di Cecilio Giocondo è stato rinvenuto un rilievo che mostra i danni legati a quel sisma (vedi immagine).
Mentre a Pompei una parte degli abitanti è rimasta in città, tanto che le vittime certificate finora sono 1060, ad Akrotiri non ci sono tracce di esseri viventi. Dopo il terremoto gli abitanti dell’isola di Santorini devono essere rientrati nelle loro città, aver portato via morti e feriti, per poi lasciare definitivamente il sito.
Si possono notare tracce evidenti di interventi di soccorso, come ad esempio materiali accumulati per liberare una determinata apertura.
A Pompei invece, come dicevamo, i morti sono stati tanti, come dimostrano i calchi e lo scheletro dell’ultimo fuggiasco esposto in mostra (vedi immagine). In un primo momento si è creduto che fosse stato ucciso da un macigno, quello che si vede anche in mostra, ma in realtà era già morto soffocato.
I calchi
Voi credevate che quella dei calchi fosse una prerogativa di Pompei? Beh vi sbagliavate. A Fiorelli il merito di aver applicato per primo questa tecnica spettacolare ma i calchi non si trovano solo a Pompei.
I calchi di Pompei. Come sono fatti?
Certo i calchi di Pompei sono più spettacolari perché ricostruiscono corpi umani oltre che oggetti, ad Akrotiri invece abbiamo solo oggetti e suppellettili varie, come ad esempio un tavolo e una sedia esposti in mostra.
Questi oggetti, insieme al materiale ceramico, ci mostrano come Akrotiri fosse una città molto evoluta. Stiamo parlando dell’età del bronzo, quella caratterizzata dall’ascesa di Minoici e dai Micenei, un’epoca in cui pochi si aspetterebbero una rete fognaria, case su più livelli e perfettamente decorate, magazzini e contenitori con tanto di rubinetto. Insomma una Pompei 1700 anni circa più vecchia eppure non molto diversa.
Conclusioni
Potremmo continuare a parlare all’infinito di questo argomento. Della ciclicità della storia, del concetto di medioevo, che a quanto pare si è manifestato già almeno due volte, delle capacità umane e di quelle della natura. Potremmo parlare del fatto che alcuni credono che l’eruzione di Santorini abbia provocato la caduta dei palazzi Minoici (cosa alquanto improbabile), del fatto che altri vogliono vedere in Santorini la itica Atlentide di cui parla Platone. Potremmo continuare all’infinito ma il tempo è poco.
Approfittatene dunque per visitare la mostra e poi per visitare Pompei, dove potremo approfondire queste ematiche insieme se vi va.