La pittura pompeiana e la sua importanza
La pittura pompeiana è uno dei temi che più appassionano gli amanti del mondo romano. Fino alla scoperta di Pompei, Ercolano e tutti gli altri siti vesuviani si sapeva ben poco della vita quotidiana nell’antica Roma. Si sapeva ancor meno dell’arte romana, specie della pittura. Questo perché, a parte le descrizioni riportate dalle fonti, non era rimasto molto. Rifletteteci, quanti affreschi romani esistono in giro per il mondo che non vengano dalle città vesuviane?
Una cosa è leggere la descrizione di un affresco, altra è vederlo e studiarlo direttamente. Ecco perché la pittura pompeiana è così importante, perché ci ha permesso di “toccare con mano” una forma d’arte altrimenti quasi ignota.
Se volete ammirare la più grande collezione di affreschi di epoca romana non potete non visitare Pompei, Ercolano e Il museo archeologico di Napoli. Se avete tempo è d’obbligo anche una capatina a Boscoreale, Oplonti e Stabia che non sono da meno.
Affreschi o cosa?
Forse non lo sapete ma fino agli inizi degli anni ‘60 del XIX secolo molti erano ancora convinti che gli affreschi fossero in realtà opere realizzate ad encausto. Questo a causa di un’interpretazione sbagliata di un passo di Plinio il Vecchio.
Alla fine però si è giunti alla conclusione che si tratta di affreschi. Certo questa non è l’unica forma d’arte pittorica presente nei paesi vesuviani ma è sicuramente quella che conosciamo meglio. Questo è dovuto a una questione di numeri. La quantità di affreschi conservata è elevatissima rispetto ai dipinti realizzati su supporti lignei o di pietra.
L’affresco prevede una lavorazione a “giornate”. Una volta steso l’intonaco bisogna aggiungere il colore prima che si asciughi. Colore e intonaco devono asciugarsi contemporaneamente per avere un effetto perfetto. Successivamente si possono aggiungere dei dettagli a secco ma questa è un’altra cosa. Si parla di lavorazione a giornata proprio perché ogni giorno si stende tanto intonaco quanto se ne può dipingere in giornata.
I colori utilizzati in genere si ricavano da minerali e piante. Esistono anche coloranti di origine animale ma Plinio il Vecchio sostiene che siano rari e molto costosi. Prima di applicare il colore sull’intonaco veniva realizzato un disegno preparatorio. Questo disegno preparatorio si chiamava sinopia. Il nome deriva dall’ocra di Sinope, la terra usata per creare la preparazione.
Per scoprire di più scegli uno dei miei tour guidati. Clicca qui.
Pittura pompeiana: gli stili.
Chiunque abbia letto qualcosa sulla pittura pompeiana avrà avuto modo di sentir parlare di stili pompeiani ma di cosa si tratta? Quando gli affreschi di Pompei furono scoperti furono anche classificati da un archeologo di nome August Mau. Lo studioso individuò 4 fasi per 4 diversi tipi di affreschi.
I stile
Il primo stile è il più antico e corrisponde al periodo in cui Pompei era all’apice del suo splendore e ancora i sanniti abitavano la città. Il primo stile è facile da riconoscere perché è caratterizzato da rettangoli colorati che imitano i marmi colorati. A Pompei ci sono diversi luoghi dove è ancora possibile ammirare questo stile, vedi la casa del Fauno ad esempio. Conservare una decorazione così antica era per i proprietari di casa anche un modo per ostentare il loro lignaggio.
II stile
Il secondo stile, che fu introdotto dopo il I, è caratterizzato da possenti architetture. Le case aristocratiche vengono decorate in modo da sembrare luoghi pubblici. Siamo di fronte a scenografie complesse con una costante presenza di maschere teatrali. Le figure umane sono quasi completamente assente, cominceranno a comparire solo in un secondo momento e sempre molto stilizzate. Insomma è l’architettura a farla da padrona.
III stile
Il terzo stile caratterizza il periodo augusteo. La parete viene divisa in scomparti e al centro presenta dei veri e propri quadri con rappresentazioni mitologiche. I temi sono scelti con un criterio ben preciso. L’imperatore Augusto vuole riportare Roma all’antico splendore e ad antichi ideali, e sono proprio questi a dover essere rappresentati negli affreschi. Il momento della narrazione è quello subito prima o subito dopo l’azione e tutti i personaggi sono molto austeri. Il paesaggio è ancora dominante rispetto alle figure umane che però ora sono sempre più definite.
IV stile
Questo è lo stile che troviamo più spesso a Pompei. Dopo il terremoto del 62 d.C. molte abitazioni furono ridecorate seguendo la moda in corso e così gli affreschi di IV stile sono i più diffusi. La committenza è palesemente cambiata. Siamo di fronte a una committenza fatta prevalentemente di mercanti ai quali non interessano più gli ideali augustei ma le passioni. Il paesaggio cede il posto alle figure umane che si fanno sempre più invadenti. Ai miti che devono insegnare qualcosa si sostituiscono quelli che trasmettono passioni forti. La figura di Narciso diventa gettonatissima così come i miti del ciclo troiano.
Conclusioni
Come avete potuto capire la scelta dei temi e delle modalità di decorazione non sono casuali. È la committenza che decide e che si fa influenzare dalla moda. Questo può sembrare un discorso ovvio ma è molto importante ricordarlo. Dagli affreschi, infatti, possiamo capire che tipo di persone abitavano la città e come questa è cambiata col passare del tempo.
Sulla mia pagina fb trovate diversi video nei quali vi racconto alcuni degli affreschi del Museo Archeologico di Napoli. Qui di seguito un assaggio.
Vi racconto un affresco. Cliccate qui!