Qual è la data dell’eruzione?
Per moltissimo tempo si è pensato che la data dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., quella che distrusse Pompei ed Ercolano, fosse il 24 agosto. Questa data viene ricavata da una sola fonte, vale a dire una lettera scritta da Plinio il Giovane a Tacito circa vent’anni dopo la catastrofe.
Tacito aveva chiesto all’amico informazioni sulla morte dello zio, Plinio il Vecchio, e così Plinio il Giovane risponde. Noi non abbiamo le lettere originali ma delle copie di epoche successive nelle quali in realtà non compare sempre la stessa data. In alcune copie viene riportata come data dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. “9 giorni alle calende di settembre”, vale a dire appunto il 24 agosto. In altri esemplari vengono proposte altre date o la data viene omessa. Il 24 agosto viene ripetuto più volte e così si optò per questa data.
Fin dal Seicento, quindi ben prima della riscoperta delle due città, c’è chi non sembra essere convinto di questa data. Già nel 1632 in un saggio scritto da Giulio Cesare Braccini si propone di spostare dal data dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. a 9 giorni alle calende di novembre, quindi nel mese di ottobre.
Eruzione del Vesuvio del 79 d.C. – tesi autunnale
Con l’inizio degli scavi diversi archeologi hanno cominciato ad appoggiare la cosiddetta tesi autunnale e questo a causa di alcuni rinvenimenti:
1 – ritrovamento di frutti autunnali come il melograno. C’è chi ricorda che furono rinvenuti anche dei fiori di melograno, che si trovano in genere a luglio ma non erano sulla pianta o nei pressi al momento del ritrovamento bensì in un piatto per cui potrebbero essere stati raccolti mesi prima e conservati.
2 – la vendemmia, che stando a Plinio ed altri, cominciava a fine settembre, pare fosse stata completata.
3 – alcune vittime indossavano abiti pesanti, come uno scheletro di Ercolano rinvenuto nel 1984 che indossava un cappello di pelliccia.
4 – sono stati ritrovati dei bracieri nelle case usati in genere per riscaldare gli ambienti.
C’è da dire che non tutti concordano con la tesi autunnale ma continuano a sostenere quella estiva portando le loro prove.
Vi propongo due articoli interessanti da leggere: “Intorno alla data dell’eruzione del 79 d.C.” di Michele Borgongino e Grete Stefani e “La data dell’eruzione” di Annamaria Ciarallo ed Ernesto De Caroli. Si tratta di due articoli che sostengono tesi opposte.
Ultimi ritrovamenti
Nel 2018, nella Regio V, nella Casa con Giardino, è stata trovata una scritta realizzata a carboncino su una delle pareti dell’atrio. La casa era in parte in ristrutturazione, forse danneggiata dai terremoti che hanno preceduto l’eruzione e la scritta è la seguente: XVI (ante) K(alendas) Nov(embres) in[d]ulsit pro masumis esurit[ioni].
Tradotta non sempre allo stesso modo propone però una data chiara, 16 giorni alle calende di novembre, vale a dire il 17 ottobre. L’anno non è indicato. Questa assenza ha portato a molte discussioni. C’è chi sostiene che il 17 ottobre menzionato nella scritta potrebbe essere anche quello del 78 ma c’è chi fa notare che quello sul muro è un appunto lasciato durante i lavori che dovevano essere in corso nel 79 e sono stati interrotti proprio dall’eruzione.
Se così fosse ovviamente dovremmo dedurre che gli abitanti di Pompei erano ancora tutti vivi e vegeti il 17 ottobre e quindi la datazione estiva dell’eruzione salterebbe completamente.
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