La Valle dei Morti
C’è un rione a Napoli, il rione Sanità, che prima di diventare un quartiere cittadino era una vera e propria valle dei morti. In questa zona gli abitanti di Napoli seppellivano fin dall’era preistorica. Le tombe più famose sono gli ipogei ellenistici, le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso e il Cimitero delle Fontanelle.
Il cimitero delle fontanelle è uno di quei luoghi unici di Napoli che vanno visitati. Beh certo, se vi impressionano migliaia di ossa impilate con tanto di teschi forse non è il luogo per voi ma andrebbe visto.
Si tratta di un’enorme e antica cava di tufo nella quale si trovano i resti di una notevole quantità di gente morta in città a causa di carestie o epidemie a partire dal ‘500. Tra il ‘500 e il ‘600 i napoletani muoiono come le mosche a causa di diverse carestie e pestilenze. Tra le pestilenze la più violenta fu sicuramente quella del 1656 che dimezzò la popolazione.
Capitavano dunque periodi in cui si accumulavano cadaveri rimasti insepolti in giro per la città. Diverse congregazioni cominciarono a occuparsi dei corpi di questi poveri disgraziati e a pregare per le loro anime affinché riuscissero a uscire dal Purgatorio quanto prima ma non fu semplice gestire tutto.
In alcuni casi fu necessario addirittura sventrare le strade e le piazze per creare delle fosse comuni. Un’altra notevole quantità di morti riempì le strade della città nell’800, per la precisione negli anni tra il 1837 e il 1884 quando si susseguirono circa 7 epidemie di colera.
L’arrivo di Napoleone
Con l’arrivo delle truppe napoleoniche a Napoli, anche i napoletani dovettero rispettare i dettami dell’editto di Saint Cloud. Questa legge fu emanata nel 1804 da Napoleone e prevedeva lo spostamento di tutti i cadaveri sepolti all’intero della cinta muraria all’esterno, fatta qualche piccola eccezione. Fu così che la cava delle fontanelle cominciò a riempirsi di ossa fino a trasformarsi in un vero e proprio cimitero.
Un giorno, a causa di una specie di piccola alluvione i corpi, nonstante l’ingresso della cava fosse stato murato, uscirono fuori. Fu un disastro, la gente per paura di vedere i cadaveri dei propri cari non uscì di casa per giorni. Le donne della zona quindi decisero di riportare le ossa e i cadaveri al loro posto ordinandoli però come le si vede ancora oggi: le ossa lunghe sotto e i teschi sopra a tutto.
In questo luogo così suggestivo nel dopoguerra ebbe inizio una pratica nota con il nome di “adozione delle capuzzelle”. Le capuzzelle altro non sono che i teschi dei defunti sepolti al cimitero. Questi teschi erano e sono considerati miracolosi, così le donne della città negli anni 40 – 50 presero ad adottarli. Ai teschi veniva chiesta la grazia per qualsiasi genere di cose: un matrimonio felice, la nascita di un figlio sano, una guarigione.
A quei tempi se andavate al cimitero vi ritrovavate in una cava buia decorata con crocifissi neri alle pareti e illuminata da tanti lumini posti, in maniera molto macabra, nelle orbite vuote dei teschi conservati lì. Eppure, nonostante ciò, molte persone continuavano a recarsi lì per pregare.
Dal 1969 questo culto è proibito dalla chiesa ma capita ancora che qualcuno riesca ad abbandonare nei pressi di uno o più teschi un bigliettino con la richiesta di una grazia.
Ci sono teschi più bravi di altri a fare miracoli come Donna Concetta e il Capitano, il teschio con l’occhio nero.
Il cimitero delle Fontanelle è un luogo speciale
Il cimitero è un luogo speciale, abitato da scheletri speciali, luogo di leggende e di tradizioni. Per scoprire tutto questo e tanto altro partecipate a uno dei miei tour guidati al Cimitero e al Rione Sanità, il quartiere che ha dato i natali a Totò.
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