I Borbone di Napoli
La dinastia dei Borbone di Napoli è una delle più amate ma allo stesso tempo una delle più discusse. C’è chi li idealizza e chi, invece, vuole vedere solo il peggio. Come sempre la realtà sta nel mezzo. Ogni medaglia ha la sua doppia faccia, cerchiamo di capire quindi chi erano davvero i 5 Borbone di Napoli.
Carlo di Borbone
Cominciamo ovviamente dal primo, Carlo di Borbone, che potete vedere ritratto nell’immagine di copertina dell’articolo. Carlo era figlio di Filippo V di Spagna e della sua seconda moglie, Elisabetta Farnese, l’ultima dei Farnese. Ereditò da lei il ducato di Parma e Piacenza a 15 anni e a 18 anni, alla testa delle truppe del padre, prese Napoli e divenne ufficialmente re di Napoli e di Sicilia.
I napoletani erano felicissimi di avere un re a Napoli. Dopo anni di vicereame finalmente le cose sarebbero migliorate. Nessuno avrebbe più costretto i napoletani a pagare tasse di cui avrebbe beneficiato qualcun altro. Carlo non deluse le aspettative effettivamente e si dedicò subito a varie problematiche con l’aiuto del suo fedele consigliere Bernardo Tanucci. Con lui diede filo da torcere ai baroni del regno, che da secoli creavano problemi ai sovrani napoletani, e alla Chiesa. Molti furono i privilegi tolti sia ai baroni che alla chiesa.
Carlo l’architetto
Con Carlo di Borbone per Napoli ebbe inizio un periodo molto florido. Con lui fu ammodernato il Palazzo Reale, costruito il Teatro San Carlo, iniziata la costruzione delle regge di Portici, Capodimonte e Caserta. Fu inaugurata la fabbrica delle pietre dure a San Carlo alle Mortelle e aperta la fabbrica di ceramiche a Capodimonte. Sempre con Carlo ebbero inizio gli scavi a Ercolano e Pompei per non parlare della tradizione del presepe napoletano.
È vero, forse re Carlo non era colto ed era anche molto flemmatico, ma di certo non si può credere a chi lo definì a suo tempo pigro e dedito solo alla caccia. Le sue opere parlano per lui, ad oggi è impossibile durare per Napoli senza imbattersi in qualche edificio voluto da lui. L’apertura di tutti questi cantieri diede lavoro a molte persone e la scoperta degli scavi, sfruttata come specchietto per le allodole, attirò moltissimi appassionati dando così inizio all’era del Grand Tour.
Carlo parte per la Spagna.
Nel 1759 però, il fratellastro di re Carlo, Ferdinando VI di Spagna, morì senza eredi e così il re di Napoli eredità il regno di Spagna. Fu così che decise di abdicare in favore del figlio Ferdinando. Carlo era un uomo molto superstizioso. Nel 1740 aveva cercato di far rientrare gli ebrei nel regno di Napoli. Gli ebrei, infatti, erano stati cacciati da tutti i possedimenti spagnoli a fine ‘400 e quindi anche da Napoli.
Gli ebrei erano tornati allo scopo di movimentare l’economia ma i cristiani non la presero bene. Il re fu minacciato “ se non allontanerai gli ebrei da Napoli non avrai mai dei figli maschi”. Purtroppo effettivamente le prime 5 figlie furono tutte femmine e solo dopo aver allontanato nuovamente gli ebrei Carlo ebbe il tanto agognato maschio.
Ferdinando IV, il re nasone.
C’è poco da fare, effettivamente la cosa che spicca di più nei ritratti di Ferdinando I è il naso. Quindi il soprannome era appropriato, come lo era quello di re Lazzarone. Quando Carlo partì per la Spagna il suo primo figlio, Filippo, non era in condizioni fisiche e mentali per governare; il secondogenito dovette seguirlo in Spagna per succedergli alla sua morte e così il regno passò al terzo maschio: Ferdinando.
Ferdinando divenne quindi re a 8 anni e regnò per ben sessantasei anni. Inizialmente il regno fu guidato da un consiglio di reggenza con a capo Bernardo Tanucci che però, quando il sovrano divenne adulto, cadde in disgrazia. Il regno di Ferdinando è stato lungo e caratterizzato da diverse fasi che andremo ad analizzare.
Il periodo aureo
I primi vent’anni di regno di Ferdinando furono molto simili a quelli di suo padre. Napoli visse un periodo florido, anche perché ingiallente fu Tanucci a governare rispettando le direttive che arrivavano dalla Spagna. Insomma era come se a regnare fosse ancora Carlo. Con Ferdinando nasce ad esempio la reggia di Carditello, dove venivano allevati cavalli persano e dove venivano prodotte eccellenze come la mozzarella.
Questo è il periodo anche di Ferdinandopoli, la città ideale sorta a San Leucio. A San Leucio, non lontano dalle reggia di Caserta, era stata fondata una colonia speciale. Là dove c’era una reggia usata dal sovrano per le battute di caccia, sorse anche una fabbrica per la produzione della seta.
Ferdinandopoli aveva uno statuto speciale che stabiliva un massimo di 8 ore di lavoro, scuola dell’obbligo per tutti i bambini e stesso stipendio per uomini e donne. Si trattava di una colonia speciale tanto per capirci che però molti fraintesero. C’era, infatti, chi sosteneva che Ferdinando l’avesse creata solo per giocare a fare dio. Qui si produceva la seta partendo dal baco ed arrivando fino al pezzo finito.
La Reggia di Carditello. Una delizia borbonica
Un re sfortunato
Effettivamente Ferdinando si può definire un re sfortunato. Durante la seconda fase del suo regno accadde di tutto. Nel 1799 i giacobini napoletani si ribellarono cercando di instaurare a Napoli una repubblica come quella nata in Francia. Purtroppo per loro il piano andò in fumo e dopo sei mesi il sogno finì. Poi ci fu l’arrivo di Napoleone e l’occupazione di Napoli dal 1806 al 1815. Il re per mettersi in salvo dovette fuggire in Sicilia. Poi ci furono i moti del 1820. Insomma un bel da fare.
Ferdinando, nonostante i suoi meriti, non seppe gestire questi momenti di crisi e spesso fu così violento nel vendicarsi dei nemici che addirittura Metternich lo redarguì. A pressarlo era anche sua moglie, Maria Carolina, dalla quale ebbe molti figli, e di cui riparleremo in un altro articolo. Con Ferdinando vengono approvate e ritirate le prime costituzioni e fu proprio quel suo continua fare tira e molla che lo screditò agli occhi degli altri sovrani. Molti lo ritenevano un uomo senza polso ma del resto questa era anche l’opinione di sua moglie.
Con Ferdinando I si potrebbe andare in confusione perché a volte lo sentite chiamare Ferdinando IV altre volte Ferdinando I. In effetti il nostro sovrano in un primo momento fu Ferdinando IV di Napoli e Ferdinando III di Sicilia. Poi con la nascita del regno delle due Sicilie divenne Ferdinando I.
I siciliani erano soliti prenderlo in giro cantandogli una canzoncina…
Fosti IV e III insieme, Ferdinando or sei primero, se continua lo scherzo diventerai zero.
Francesco I. Un re senza infamia e senza lode
Francesco I di Borbone fu il terzo re della dinastia. Regnò appena 5 anni, dal 1825 al 1830. Fu così insipido come re che al suo funerale venne pochissima gente. Nessun nemico e nessun sostenitore ma solo persone che vennero per questioni di circostanza. Amante della botanica, fu sempre schiacciato dalle imponenti personalità dei genitori: Ferdinando I e Maria Carolina.
Tra i pochi meriti che gli si possono attribuire vi sono quello di aver cacciato gli austriaci che Metternich aveva messo a controllo del regno dopo i moti del 1820/21 e quello di aver inaugurato la prima nave a vapore del Mediterraneo. Insomma Francesco I c’è nell’elenco dei sovrani della dinastia dei Borbone ma è quasi come se non ci fosse.
Ferdinando II. Un sovrano che divide
Ferdinando II è sicuramente quello dei Borbone che ancora oggi accende di più gli animi. Gli lo vede come un eroe e chi come un dittatore ma Ferdinando II era un uomo e come tale deve essere giudicato. Non era molto appassionato di materie umanistiche ma era un grande amante dell’arte militare. Fu con lui, infatti, che nacque l’esercito napoletano, esercito che poté sostituire i mercenari che i Borbone da anni erano costretti a usare per difendersi.
La vita di Ferdinando II può essere divisa in due fasi, prima e dopo i moti del ‘48. Valutiamo un attimo i pro che caratterizzarono la personalità di questo sovrano. Si trattava sicuramente di un uomo molto pragmatico, pratico. È proprio grazie a questa sua caratteristica che riuscì a mettere in pari il bilancio del regno, costruire il ponte del Garigliano e ottenere diversi primati come la costruzione della prima tratta ferroviaria in Italia.
Il re bomba
Il soprannome di re Bomba Ferdinando se lo guadagnò quando scelse di bombardare la città di Messina. La rivolta contro il potere costituito ebbe inizio proprio in Sicilia per poi espandersi in tutto il regno. Il sovrano cedette e decise di concedere la costituzione ai ribelli. Effettivamente il sovrano attese pazientemente molti mesi che i nuovo governatori formassero un parlamento ma non ci fu niente da fare. Fu così che il re poté revocare la costituzione affermando, senza se e senza ma, che i napoletani non erano in grado di governare un regno.
Dopo i moti l’atteggiamento del re cambiò. Se in un primo momento aveva cercato di rendere Napoli autonoma e di tenersi al passo con i tempi anche a costo di ricorrere a ditte straniere, negli ultimi anni si limitò a fare delle scelte che isolarono sempre più il regno di Napoli. Con lui le industrie e le fabbriche crebbero a più non posso ma l’istruzione fu abbastanza carente. Questa carenza e altri elementi furono usati per attaccare il re e presentare al mondo il Regno di Napoli come un regno cadente e abbandonato.
La morte del re
Ferdinando si risentì molto per quello che alcune persone avevano detto del duo regno. In particolare ce l’aveva con Lord William Gladstone il quale, nel 1851, descrisse le carceri di Napoli e parte del regno come un vero e proprio inferno. La macchina del fango era stata attivata e tutto questo perché Ferdinando II era entrato in rotta con l’Inghilterra.
Insomma siamo di fronte a un uomo con pregi e difetti che tentò in tutti i modi di evitare la caduta del suo regno. Ferdinando si ammalò e visse i suoi ultimi giorni di vita a Caserta. Qui morì il 22 maggio del 1859 per poi essere trasportato via treno a Napoli. Qualcuno credette che fosse morto di un male contagioso e il mobilio della sua camera da letto fu distrutto.
Ferdinando avrebbe potuto essere re d’Italia se, quando arrivò la proposta, non avesse rifiutato per non fare un torto al Papa che con ‘Unità d’Italia avrebbe perso i suoi domini.
Franceschiello. L’ultimo dei Borbone
Francesco II, detto Franceschiello a causa del suo carattere molto ingenuo e chiuso, fu l’ultimo dei Borbone di Napoli. Sovrano per due soli anni viene spesso ricordato come l’uomo che perse il regno. Francesco governò dal 1859 al 1861 vivendo uno dei momenti più importati della storia del Sud Italia.
L’arrivo di Garibaldi lo mise in ginocchio, come pure il tradimento di alcuni dei suoi fratellastri passati apertamente al nemico. Garibaldi non dichiarò mai guerra al regno di Napoli ma tutti sapevano che stava arrivando e che voleva cercare di prendere il potere nella capitale con l’aiuto della camorra.
Conteso tra due donne
Franceschiello era così insicuro che non solo non seppe scegliere da che parte stare ma neppure quale donna ascoltare. Tra sua moglie, Maria Sofia, che lo spronava a concedere la costituzione al popolo e la sua matrigna, Maria Teresa, che invece era una conservatrice, non seppe scegliere e così alla fine perse il regno.
Francesco II si comportò abbastanza bene all’epoca della battaglia del Garigliano e a Gaeta ma ormai a quel punto i giochi erano fatti. Fu costretto all’esilio ma, per conservare intatta la sua dignità, quando gli fu proposto di restituirgli le sue proprietà in cambio di un’ufficiale abiura, lui rifiutò categoricamente.
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