Cosa sono i famosi calchi di Pompei?
C’è chi li chiama uomini pietrificati, chi mummie, chi semplicemente i corpi ma sono “solo” calchi, i calchi di Pompei.
Visitando l’area archeologica di Pompei vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in statue di gesso o cemento alquanto strane. Corpi contratti, distesi o avvinghiati uno all’altro che a volte conservano tracce anche di abbigliamento. Non si tratta di arte moderna ma semplicemente dei calchi degli abitanti dell’antica città romana che, insieme agli edifici e agli oggetti rinvenuti nel sito, ci aiutano a capire meglio una cultura e un mondo che ormai sono scomparsi.
Si tratta quindi di oggetti relativamente moderni che però conservano traccia di un dramma avvenuto quasi duemila anni fa.
Visita guidata a Pompei. Cosa vedere?
Come si realizzano i calchi?
Giuseppe Fiorelli, responsabile del sito di Pompei per molti anni in seguito all’unità d’Italia, è l’uomo che ha messo a punto la tecnica di realizzazione dei calchi. Anche se si racconta che a ispirarlo fu un esperto di gessi. Fiorelli eseguì i primi calchi nel febbraio del 1863, calchi oggi visibili in una teca presso la casa di Sirico, non lontano dal lupanare.
Non sempre è possibile realizzare i calchi perché non sempre si creano le condizioni necessarie. Per poter procedere con il metodo di Fiorelli è necessario che nel materiale piroclastico resti il negativo della persona defunta, negativo all’interno del quale viene colato del gesso liquido (oggi si usa il cemento) che ci permette quindi di ottenere un calco.
Diverse ore dopo l’eruzione, quando ormai la città era coperta da metri di pomici, delle ondate di aria bollente miste a materiale piroclastico, hanno investito la città avvolgendola nella cenere. I calchi che noi abbiamo sono tutti di persone sopravvissute alla prima fase dell’eruzione e morte uccise dalla nube ardente mentre correvano sulle pomici.
All’interno della colata di gesso sono rimaste intrappolate anche le ossa degli antichi pompeiani, sopravvissute all’usura del tempo, che ci permettono di ricavare informazioni molto importanti in merito allo stato di salute, all’età e alla condizione sociale del defunto.
La serie di calchi più famosa in assoluto è quella realizzata da Amedeo Maiuri presso “l’orto dei fuggiaschi”. Questo luogo fu chiamato così perché qui furono realizzati i calchi di ben tredici fuggiaschi che avevano cercato rifugio in questo luogo trovandovi ahimé la morte.
I calchi dell’orto dei fuggiaschi
Le analisi
I calchi di Pompei sono stati sottoposti a diversi tipi di analisi tra cui esame del DNA e tac. Questo tipo di analisi ci ha fornito informazioni molto importanti circa le condizioni di salute dei pompeiani. Come già ricordato, all’interno dei calchi, sono conservate le ossa dei pompeiani e queste ultime possono fornire informazioni importantissime se studiate con cura.
La posizione, molto spesso contratta, che caratterizza i calchi è dovuta allo shock termico. Molti sono stati i pompeiani uccisi dalle ondate di aria bollente che hanno raggiunto la città. L’aria a temperature intorno ai 300/400°C ha letteralmente cotto i corpi provocando una contrazione muscolare.
Gli archeologi hanno realizzato anche calchi di animali domestici, ad esempio abbiamo il calco di un cane e di un maialino. Quest’ultimo conservato al Museo di Boscoreale insieme a molti altri oggetti in uso nelle ville rustiche dell’ager campano. I cani, come sappiamo anche grazie a molti mosaici, erano spesso i migliori custodi delle case romane: lo dimostrano i tanti mosaici e affreschi rinvenuti a Pompei e rappresentanti cani alla catena vicino alla porta. Famosissimo è il mosaico pompeiano con il cane alla catena e la scritta CAVE CANEM (attenti al cane!) che si trova all’ingresso della casa del poeta tragico.
I calchi di Pompei sono distribuiti in vari punti della città. Una buona parte è conservata in una struttura di vetro posta all’esterno di porta anfiteatro; poi ci sono i calchi della casa di Sirico, quelli dei granai del foro, quelli della Villa dei Misteri e altri sparsi qua e là.
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