Il castello di Ischia e una vista mozzafiato
Con i suoi 113m di altezza complessivi, il castello di Ischia vi permette di abbracciare tutta l’isola con uno sguardo e comprendere meglio la sua storia. Una storia fatta di giganti, battaglie ed eruzioni.
Secondo alcuni il castello, detto anche Castrum Gironis, sarebbe stato fondato dai siracusani. Ma che c’entrano i siracusani con Ischia? Effettivamente un gruppo di siracusani, agli ordini di re Gerone, si stanziò sull’isola nel V secolo a.C. Si trattava degli uomini che avevano aiutato i cumani a combattere gli etruschi e che, in seguito alla vittoria riportata, si insediarono a Ischia.
La fondazione siracusana del castello però non convince e c’è chi sostiene che la parola rocca di Gerone starebbe in realtà per girone, in relazione al muro che circondava il castello. Fatto sta che la struttura fu occupata a turno da napoletani, romani, barbari e bizantini per poi entrare a far parte del Regno di Napoli a tutti gli effetti.
Baluardo contro i saraceni, il castello nel 1320 ospitò Roberto d’Angiò e Sancha di Maiorca, per poi essere conquistato nel 1438 da Alfonso d’Aragona. Fu questo sovrano a dare al castello le sembianze che conserva ancora oggi e fu sempre lui a costruire il ponte in muratura che lo collega alla terraferma.
In epoca Angioina il castello presentava un ponte in legno e somigliava a una vera e propria cittadella fortificata. Nel 1302, infatti, c’era stata l’ultima eruzione verificatasi sull’isola, detta dell’Arso, e la popolazione dell’isola cercò rifugio presso la rocca. Fu così che alle pendici della rocca furono realizzate delle abitazioni e poi anche altre strutture necessarie a una cittadina.
Le donne del castello
Il castello è stato gestito a vario titolo da diverse donne. La prima a diventare la padrona della rocca e dell’isola fu Lucrezia D’Alagno, amante in bianco di Alfonso d’Aragona. La donna, infatti, ci tenne a precisare di aver tentato di sposare il re, chiedendo l’annullamento delle precedenti nozze, ma non essendoci riuscita era comunque riuscita a non cedere alla tentazione di un amplesso carnale.
Quando Carlo VIII giunse a Napoli e la occupò, re Ferdinando II dovette fuggire a Ischia con un suo fedelissimo, Inigo D’Avalos. Da questo momento in poi la famiglia D’Avalos divenne la più potente dell’isola governandola per quasi duecento anni. Con Inigo c’era anche la sorella Costanza, la quale difese il castello da un attacco dei francesi nel 1503, divenendo così castellana di Ischia.
La donna diede vita a una corte vivace e attiva che fu poi mantenuta attiva dalla nipote acquisita, la poetessa Vittoria Colonna. Vittoria si sposò proprio al castello col nipote di Costanza, Fernando Francesco e fu una donna molto intelligente e attiva in ambito letterario. Una delle poche donne amata da Michelangelo.
Per saperne di più su Vittoria Colonna
La cattedrale
Nella parte alta del castello si erge la cattedrale ormai sventrata, dalla quale però si ha una vista mozzafiato sull’isola. La prima cattedrale fu edificata tra XI e XII secolo ma di quella prima struttura non resta che quella che oggi viene definita la crypta.
Sono ancora oggi visibili gli affreschi che decoravano le varie cappelle gentilizie con gli stemmi selle varie famiglie e le storie dei santi. Nella parte bassa degli affreschi si vedono delle figure più piccole rispetto ai santi che dovrebbero rappresentare i committenti. Gli affreschi però sono databili tra ‘300 e ‘600, il che vuol dire che col tempo sono stati “aggiornati”, in alcuni casi è possibile vedere i diversi strati.
Al trecento risale la cattedrale nuova, posta sulla vecchia e poi completamente rifatta in epoca barocca. Come dicevamo è completamente sventrato e questo a causa dei bombardamenti inglesi del 1809. Durante il periodo francese, infatti, l’isola fu più volte sede di scontri proprio per la sua posizione strategica.
Il cimitero delle monache
Annesso alla chiesa di San Vincenzo c’era un monastero di clarisse, divenuto convento di clausura a fine ‘500 e dismesso nel 1809 come molti monasteri anche a Napoli.
Il monastero era dotato di una crypta, un’area cimiteriale destinata alle monache. Qui si trovano i famosi scolatoi. Si tratta di sedili sui quali venivano poggiati i cadaveri delle monache allo scopo di far drenare i liquidi per poi seppellirle. Gli scolatoi non sono una prerogativa della sola Ischia ma qui sono particolarmente ben conservati.
La scolatura, quasi sicuramente, è una pratica introdotta dagli Aragonesi e caratterizza molte, anche se non tutte, le chiese del regno di Napoli. Per agevolare la “scolatura”, il drenaggio dei liquidi, in alcune chiese intervenivano i becchini che provvedevano a forare i corpi, ecco perché in napoletano vengono chiamati “schiattamorti”.
Da questa pratica deriva anche un’espressione napoletana ormai desueta, vale a dire “Puozza Sculà!”, vale a dire “ti auguro di scolare” e quindi è sottinteso, di morire. Le monache del castello dovevano recarsi a pregare davanti ai corpi delle consorelle defunte per riflettere sulla caducità della vita.
Visite guidate
Il castello di Ischia è cambiato molto nel corso del tempo e ha svolto diverse funzioni. Da dimora feudale di una corte vivacissima è divenuto una fortezza e poi un carcere in epoca borbonica. Per comprendere bene le varie fasi della storia del castello e per riconoscere dall’alto i vari edifici avete bisogno di una guida.
Le cose da vedere sull’isola sono tante e l’ideale è ottimizzare i tempi per non perdere niente.
Potremo parlare insieme della storia del gigante Tifeo, delle terme, della baia di Cartaromana, del periodo greco dell’isola e di tanto altro.