Dalla cultura del Gaudo a Poseidonia
Quella di Paestum è una storia lunga più di duemila anni e questo se vogliamo considerare solo le popolazioni a noi ben note come quella greca e quella romana. In realtà si potrebbe tornare ancora più indietro nel tempo. Basti pensare che nel museo della città c’è tutta una sezione dedicata alla cosiddetta facies del Gaudo.
La cultura del Gaudo risale addirittura al III millennio a.C. Nel 1943 un’area non lontana dalla colonia greca fu oggetto di lavori per la costruzione di una pista di atterraggio. Fu allora che furono ritrovate delle sepolture che hanno confermato che la zona, prima della fondazione della colonia greca, non era disabitata.
Quello che però interessa noi è la colonia greca. Paestum, infatti, prima di essere lucana e romana, era greca. La colonia sarebbe stata fondata dai greci di Sibari (in Calabria) intorno alla fine del VI secolo a.C. La città, non lontana dal mare, prese il nome dal dio del mare, Poseidonia. Il nome Paestum venne in un secondo momento.
La riscoperta di Paestum
Le tracce più evidenti di Poseidonia sono i tre famosi templi che caratterizzano l’area archeologica e attirano ancora oggi moltissimi viaggiatori. In realtà c’è anche il santuario dedicato ad Era presso Foce Sele, ma quello è distante rispetto agli altri. Questi templi hanno affascinato i viaggiatori del ‘700 e dell’800 che hanno fatto riscoprire al mondo questa città.
Paestum, infatti, pur non essendo mai stata completamente sepolta, era stata dimenticata e con lei i suoi possenti templi dorici. Furono proprio i viaggiatori del Grand Tour a farla riscoprire al mondo. I templi di Paestum vengono rappresentati da secoli e sono da sempre una delle più grandi attrattive della Campania.
I tre templi cui faccio riferimento sono quello di Atena, la cosiddetta basilica e il cosiddetto tempio di Nettuno.
I templi di Paestum
I tre templi ancora visibili oggi non erano gli unici a caratterizzare l’area ma ovviamente sono quelli che attirano maggiormente la nostra attenzione.
Uno è situato sul lato nord della città, su un piccolo piano rialzato, si tratta del tempio di Atena. In realtà l’area sacra pare fosse un tempo dedicata anche ad Afrodite, Dionisio e Demetra e che in epoca romana il tempio fosse dedicato a Minerva e Giove. Minerva del resto è la versione romana di Atena. Inizialmente fu identificato col santuario di Cerere, che stando a Vitruvio doveva essere collocato presso gli ingressi della città ma ben presto l’attribuzione fu modificata.
Dal lato opposto della città si trovano la cosiddetta basilica e il cosiddetto tempio di Nettuno. Quella che venne chiamata la basilica è in realtà un tempio dorico da attribuirsi ad Era ed è il pi antico dei tre. Accanto a questo edificio vi è un altro tempio dorico detto tempio di Nettuno ma da attribuirsi sempre ad Era.
Poseidonia, pur portano il nome di un dio era legata a doppio filo ad una dea. Era, infatti, veniva venerata in ben due templi in città e in un santuario extra urbano. Nel museo la troviamo spesso rappresentata seduta in trono e con un melograno nella mano che la contraddistingue.
La cosa più particolare è che, in epoca cristiana, quando nella zona di Capaccio sorse una nuova comunità, la madonna venerata dai suoi abitanti era detta la Madonna del melograno e veniva rappresentata esattamente come la Era pagana.
Altre tracce dei greci
Se i templi la fanno da padroni non si può però dire che quelle siano le uniche tracce della colonia greca rimaste in città. Ci sono almeno altri due edifici risalenti a quel periodo, vale a dire l’Heroon e l’ekklesiasterion.
L’Heroon è una specie di casetta interrata e circondata da un muretto che si trova non lontano dal tempio di Atena. La sua struttura attira l’attenzione dei visitatori che spesso non si rendono conto di essere di fronte a un’area sacra. Non si tratta di un tempio ma è pur sempre un’area sacra.
Si tratta, infatti, di un edificio databile al VI secolo a.C. e destinato al culto di un eroe di cui però non si conoscono i connotati. L’edificio, come dicevamo, somiglia a una piccola casa con tetto a spiovente. In realtà di tetti ce ne sono due, uno in pietra più antico, e uno in tegole costruito in un secondo momento. Il corredo trovato all’interno dell’edificio è composto da vasi di bronzo e terracotta pieni di miele e da 5 spiedi di ferro di cui non si conosce ancora con certezza la funzione.
Il secondo edificio di cui parlavamo è l’ekklesiasterion, visibile dall’esterno del sito proprio di fronte all’ingresso del Museo. Si tratta del luogo in cui si riuniva, in epoca greca, l’assemblea cittadina. Centro della politica cittadina in epoca greca fu invece interrato dai romani che eressero sui suoi resti un santuario di cui restano oggi ben poche tracce.
Arrivano i romani
Nel V secolo a.C., non molto tempo dopo la fondazione greca, in città arrivarono i Lucani che quasi sicuramente cambiarono il nome della città che divenne ufficialmente Paestum. Al periodo lucano della città sono correlate le famose tombe dipinte tra cui quella del tuffatore. Queste tombe, come pure l scelta di continuare a utilizzare le strutture greche, dimostra una forte integrazione tra i nuovi conquistatori e i greci rimasti in città.
Al III secolo a.C., invece, risale la conquista romana. I romani apportarono diverse modifiche alla città pur conservando alcuni elementi del periodo greco. I templi, ad esempio, rimasero lì al loro posto. L’ekklesiasterion però come abbiamo visto fu sepolto e comparve, non lontano dal foro, il comizio. Al periodo romano risalgono anche la curia, l’anfiteatro, l’erario e il tempio dedicato alla Bona Mens.
Visite guidate
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