Pozzuoli. Il porto di Roma

Pozzuoli

Pozzuoli, una storia lunga 2500 anni

Pozzuoli purtroppo spesso finisce in secondo piano se confrontata con Napoli. Per molti non è altro che una cittadina portuale a nord del capoluogo campano, eppure per moltissimo tempo Pozzuoli è stata il porto di Roma. Ma andiamo per gradi e cominciamo dall’inizio.

La nostra storia comincia alla fine del VI secolo a.C., nel 531 a.C. per essere precisi, ma questo solo perché non conosciamo bene l’epoca precedente. Dei greci, in fuga dall’isola di Samo, fondarono una nuova città nel luogo dove oggi sorge Pozzuoli. Furono gli abitanti della vicina e potente Cuma a concedere loro questa zona per rifarsi una vita.

L’antro della Sibilla Cumana

Gli uomini che avevano abbandonato Samo lo avevano fatto per questioni politiche. Un tiranno, infatti, preso il potere sull’isola, costrinse quelli che non lo sostenevano ad andare via. La nuova città prese dunque il nome di Dicearchia, la città del buon governo.

Di questo periodo greco di Pozzuoli restano però solo pochi cocci di ceramica, tutto quello che è ancora visibile risale al periodo romano.

Da Dicearchia a Puteoli

Quando arrivarono i romani intorno al 338 a.C. la città cambiò nome e divenne Puteoli. Secondo alcuni questo nome deriverebbe dalla parola pozzo, secondo altri da putet, vale a dire “puzza”. Del resto, a causa della Solfatara, creduta da molti l’ingresso degli inferi, come l’Averno, effettivamente puzzava non poco.

Con i romani la città piano piano crebbe fino a superare Napoli in potenza. Pozzuoli divenne il porto di Roma e per lunghissimo tempo ricoprì questo ruolo per poi essere soppiantata da Ostia. Figurarsi che Nerone pensò anche di collegarla a Roma con un canale, la famosa Fossa Neronis.

Il porto di Pozzuoli lavorava a pieno regime e collegava la Campania con tutte le terre che affacciavano sul mediterraneo. La città divenne pian piano multietnica come dimostrano i reperti rivenuti in zona. Due anfiteatri, il teatro, diversi impianti termali, uno stadio e altri edifici, tutti sorti in epoche diverse, facevano di Pozzuoli una città spettacolare.

Ma cosa resta oggi di tutto questo? Resta il secondo anfiteatro, quello detto Flavio, che è ancora visitabile e conserva quasi intatti i sotterranei. È visibile anche qualche traccia del teatro, rinvenuta nei pressi di una scuola. C’è poi il cosiddetto Tempio di Serapide, che in realtà è uno dei più spettacolari mercati romani mai visti. Per finire non possiamo non menzionare lo Stadio, costruito all’epoca di Antonino Pio.

Resta soprattutto l’area archeologica del Rione Terra. Questa zona è chiamata così perché, essendo stata fortificata, fu un tempo detta Terra Murata e poi Rione Terra. Qui c’era il foro romano con uno dei più spettacolari templi. Scendendo nell’area archeologica è possibile ammirare botteghe, strade e tanto altro. Un forno perfettamente conservato con tanto di macine completa l’opera.

La cattedrale dalle due anime

La cattedrale di Pozzuoli è qualcosa di unico al mondo. Sorta su un tempio romano dedicato ad Augusto, fu edificata negli anni 30 del ‘600. I più grandi artisti del barocco napoletano hanno contribuito ad abbellirla ma, ahimé, nel 1964 tutto ha rischiato di sparire per sempre. Un incendio, infatti, ha interessato l’edificio. Le fiamme hanno devastato la struttura risparmiando però la zona dell’abside e i dipinti che la decoravano.

Per molto tempo il duomo è rimasto praticamente abbandonato, poi nel 2003 è arrivato il bando per restauro dell’edificio. Oggi potete vedere la cattedrale nel suo massimo splendore, con le sue due anime, quella romana e quella barocca.

Il restauro, infatti, ha permesso il recupero di alcune colonne della parte anteriore della struttura. Queste colonne erano state murate nel ‘600 quando fu costruito il duomo, scomparendo alla vista dei visitatori. Se all’ingresso potete osservare le colonne romane, man mano che si procede verso l’altare, si va verso la struttura barocca. Sono stati rimessi nella posizione originale anche le tele sopravvissute, tra cui lo splendido quadro che rappresenta San Gennaro presso l’anfiteatro di Pozzuoli di Artemisia Gentileschi.

Per saperne di più del restauro

Il Serapeo

Il cosiddetto Serapeo, così chiamato in seguito al ritrovamento di una statua di Serapide, è in realtà un macellum. Un macellum in epoca romana non è altro che un mercato al coperto e provate a immaginare quanto doveva essere grande il mercato di un porto come Pozzuoli. La struttura è enorme e ben conservata se si considera quello che ha passato.

Pozzuoli, infatti, è soggetta al fenomeno del bradisismo, così come tutte le città dei Campi Flegrei. La terra si muove lentamente in su e in giù e quindi anche il livello dell’acqua varia. Per moltissimo tempo le colonne del cd. Serapeo hanno fatto da metro per il bradisismo. A seconda del livello raggiunto dall’acqua rispetto alle colonne si poteva stabilire se il bradisismo era in fase ascendente o discendente infatti. Negli anni ‘70, a causa del bradisismo il Rione Terra fu letteralmente evacuato.

A un certo punto sull’edificio si sedimentò tanto di quel materiale che solo tre delle colonne più grosse erano ancora visibili. Fu così che la zona prese il nome di Vigna delle Tre Colonne. I Borbone si occuparono dello scavo dell’area ma anche dello spoglio. Molti dei marmi dell’edificio, infatti, furono riutilizzati altrove, come alla Reggia di Caserta ad esempio.

Visite guidate

Una visita guidata a Pozzuoli è d’obbligo e le cose da vedere, come dicevamo sono tante. Pozzuoli peraltro è facilmente raggiungibile da Napoli anche con i mezzi pubblici. Il massimo sarebbe poi collegare questa visita con altre nei vari siti dei Campi Flegrei. La solfatara al momento è chiusa ma visibile dall’alto se qualcuno fosse interessato.

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Pozzuoli oggi è nota per essere un porto nei pressi di Napoli, eppure un tempo era un città splendida, più potente di Napoli e sede del porto di Roma.
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