Nuove aperture
La sezione egizia di Napoli si trova all’interno del Museo Archeologico Nazionale della città. Purtroppo è rimasta chiusa per moltissimo tempo e ha riaperto i battenti solo di recente. Certo non siamo di fronte a una quantità di reperti pari a quella del Museo Egizio di Torino ma vale comunque la pena di fare un giro.
Di solito al Museo Archeologico di Napoli si viene per osservare i reperti provenienti dalle città vesuviane ma ci sono anche altre sezioni interessanti. C’è la collezione Farnese, la collezione delle gemme, la sezione epigrafica e la sezione egizia, tutte da non sottovalutare.
La sezione egizia è nata nel XIX secolo sotto l’impulso dei Borbone. Dopo la spedizione di Napoleone in Egitto ebbe inizio una seconda fase di Egittomania. La prima risale ai tempi di Cesare e Augusto, quando il mondo romano scoprì la terra di Cleopatra e ne rimase affascinato. Basta andare in giro per Pompei per rendersi conto di quanto la moda egiziana avesse influenzato quella romana. Gli affreschi presentano diversi elementi che rinviano all’antico Egitto.
Come dicevamo, con la spedizione di Napoleone in Egitto, questa terra cominciò ad attrarre nuovamente studiosi e collezionisti. Fu così che molti reperti cominciarono ad affluire in Europa.
Pezzi pregiati e paccottiglia
Nella sezione egizia di Napoli troviamo pezzi pregiati e paccottiglia. In che senso paccottiglia? Nel senso che la richiesta di pezzi egiziani a un certo punto divenne così elevata che molti cominciarono a produrre dei falsi. Nella sezione egizia di Napoli c’è una piccola vetri netta dedicata a questo genere di oggetti. Uno di questi falsi è un calamaio a forma di babbuino con la testa che si solleva per intingere l’inchiostro.
Il primo pezzo che vedrete entrando è l’unico che faceva parte della collezione Farnese per cui fu acquistato prima dell’egittomania. Si tratta del Naoforo Farnese. Non è altro che un uomo inginocchiato con in mano una piccola edicola con all’interno il dio Osiride.
Nella collezione è conservato anche un pezzo dell’obelisco egiziano portato a Roma da Augusto per la sua meridiana. Le meridiane erano orologi solari che necessitavano di un elemento sporgente per generare l’ombra, lo gnomone. Augusto realizzò una piazza a Roma che in realtà non era altro che una gigantesca meridiana e l’obelisco doveva fungere da gnomone.
La vita dei morti
Gran parte del materiale conservato nella sezione egizia di Napoli proviene da sepolture. Ecco perché conosciamo meglio la vita dei morti che dei vivi. Potrà sembrarvi assurdo che io parli di vita dei morti, eppure non è così. Gli antichi egizi credevano nella vita dopo la morte per cui il mondo dei morti non era poi così diverso rispetto a quello dei vivi.
Nella sezione egizia potrete vedere gli ushabti (vedi foto copertina). Si tratta di statuette realizzate con diversi tipi di materiali e aventi un compito ben preciso. Queste piccole sculture dovevano sostituire il defunto nel lavoro in seguito al decesso.
Ovviamente non potevano mancare le mummie e i vasi canopi per comprendere meglio il complesso processo di mummificazione. Alla mummificazione sono connessi anche i vari Amleti conservati in questa sezione, ognuno dei quali aveva uno scopo rituale ben preciso.
Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti. Forse i pezzi saranno pochi ma sono molto vari e permettono di analizzare quasi tutti gli aspetti dell’ambito funerario dell’antico Egitto. C’è persino un pezzo originale di un libro dei morti.
Per visite guidate Clicca qui