Visitare Ercolano
Visitare Ercolano non significa visitare una copia in miniatura di Pompei. Ercolano, infatti, è in realtà una città con delle caratteristiche tutte sue che la rendono unica.
Visitare Ercolano è d’obbligo per capire quali sono le differenze con Pompei e perché entrambe sono fondamentali per la conoscenza della storia di Roma nel I secolo a.C.
Distrutte lo stesso giorno queste due cittadine, sono molto diverse in realtà per dimensioni e stato di conservazione. Coperte in maniera diversa da materiali diversi, le due aree archeologiche hanno il potere di compensarsi a vicenda. Pompei più grande e con diversi tipi di edifici ed Ercolano con i suoi legni carbonizzati e i suoi edifici meglio conservati è un gioiellino.
Tito, delizia del genere umano?
La storia è ambientata nel 79 d.C., l’ultimo anno di vita della città, ma anche quello di un evento spettacolare, la visita dell’allora imperatore, Tito.
Figlio di Vespasiano, Tito è ancora oggi considerato uno degli imperatori migliori della storia di Roma ma diciamocela tutta, regnò solo tre anni, quindi non abbiamo materiale a sufficienza per giudicare. Se considerassimo i primi tre anni di governo di imperatori come Nerone e Domiziano anche nel loro caso si potrebbe parlare di sovrani illuminati.
Eppure in questo coro di consensi c’è una voce che stona ed è quella di Flavio Giuseppe. Ebreo consigliere di Vespasiano per tanto anni, Giuseppe ci presenta un Tito molto diverso da quello comunemente noto. Un figlio di papà che, nonostante l’aiuto di Vespasiano, non riuscì mai a dimostrarsi un valido condottiero.
Secondo gli ebrei l’eruzione del Vesuvio fu solo una delle piaghe inviate contro i romani a causa di Tito e del comportamento tenuto da lui a Gerusalemme. Non dimentichiamo che fu lui a dare il colpo di grazia alla città ufficialmente.
Per saperne di più su Tito e Vespasiano
Insomma il dramma si consuma nell’anno in cui si verificò un’altra tragedia a Ercolano, quella dell’eruzione del Vesuvio, ma i protagonisti ovviamente non potevano saperlo.
Un duplice efferato delitto
Questo è il titolo di un articolo di Giovanni Panzera che parla di un crimine avvenuto nell’antica Ercolano e del quale vi racconterò in questo breve riassunto corredato di alcune informazioni sul sito archeologico.
Nel 1834, presso la casa dello scheletro, così chiamata perché ovviamente vi fu trovato uno scheletro, fu rinvenuto un cranio on due accette. Non è una situazione normalissima ma neanche assurda in una città dove molte persone sono morte a causa di un cataclisma e molti corpi sono stati trovati solo parzialmente.
Il 10 luglio del 1869 però accade qualcosa che cambia tutto. Nella bottega non lontano dalla casa dello scheletro, quella all’angolo tra il decumano inferiore e il cardo V, è stato trovato qualcosa di anomalo. Insieme a contenitori e oggetti che fanno pensare a una bottega che vende pesce e derivati, sono state trovate delle ossa e delle armi.
Nella bottega, incassato nel terreno, c’è un dolio. Si tratta di un grosso contenitore, in parte interrato, usato in genere per conservare al fresco cibo e bevande. Un frigorifero ante litteram insomma. In questo contenitore furono rinvenuti resti di ossa e armi. Manca però il cranio.
Mus l’usuraio
Mettendo insieme le ossa della bottega del pesce e quelle del cranio nella casa dello scheletro ci si è accorti che appartengono alla stessa persona. Siamo quindi di fronte a un omicidio avvenuto quasi duemila anni fa.
Ma chi è la vittima? Secondo l’autore dell’articolo si tratterebbe di un tale Marco Mussius Felix, anche detto Mus, proprietario della bottega di pesce e derivati.
Il nome di questo personaggio è menzionato in un graffito insieme a quello di suo fratello, Dextro, e a quello di Apelle, un cubiculario di Tito. Il graffito dice: Apelles Mus cum fratre Dextro amabiliter futuimus bis binas. Tradotto in poche parole e senza peli sulla lingua Apelle, Mus e suo fratello Dextro abbiamo fottuto con piacere due donne per due volte.
Insomma un rispetto simpatico che doveva far parte dell’ampia schiera di liberti che dopo il 62 d.C. Fecero fortuna a Pompei ed Ercolano. Il ritrovamento del suo sigillo nella casa di Marco Nonio Balbo ha fatto pensare che il liberto potesse essere il procurator di casa e dunque il maggiordomo.
Eppure Mus doveva aver fatto anche altro, dato che un graffito, ritrovato non lontano dalla sua bottega diceva Mus nequam, che Panzera traduce alla napoletana con Mus ‘omme ‘e niente.
Non sappiamo davvero chi fosse quest’uomo e che colpe avesse, se pure ne aveva qualcuna, certo è che ad aggredirlo furono in molti e dovettero ridurlo in pessime condizioni. Gli aguzzini si sono poi portati la testa nella casa dello scheletro come trofeo. Ovviamente, se considerate che la testa è stata trovata ancora lì, tutto questo deve essere avvenuto non molto prima dell’eruzione. Non credo proprio che si potesse conservare un trofeo simile per troppo tempo.
I luoghi del delitto
Abbiammo menzionato alcuni luoghi coinvolti in qualche modo nel cruento omicidio, andiamo ad analizzarli più dettagliatamente.
In primis abbiamo parlato della casa dello scheletro, quella dove fu rinvenuto il cranio trofeo. All’esterno dell’abitazione ci sono le classiche panche per permettere ai clienti di un patrono di attendere all’esterno dell’abitazione prima di essere ricevuti. Una volta entrati, nella prima stanza a sinistra, potete vedere quel che resta della cucina con la latrina.
Gli archeologi hanno scavato . La casa conserva degli splendidi pavimenti in marmi policromi e diversi mosaici colorati.
Abbiamo anche parlato di una bottega, non molto lontano da questa casa, che era appunto quella di Mus e vendeva prodotti derivati dal pesce, prodotti come ad esempio il famoso agrume. Una salsa di pesce che, stando alla ricetta di Plinio il Vecchio, si otteneva lasciando macerare nel sale e con delle erbe del pesce azzurro.
Di fronte alla bottega di Mus c’è anche un termopolio e un’abitazione presso la quale è possibile vedere una delle latrine al primo piano che si trovano abbastanza spesso a Ercolano.
Per visite guidate a Ercolano clicca qui